Collezione Maria Signorelli, teatro delle ombre, testo

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Questa raccolta comprende circa un centinaio di pezzi provenienti da Cina, India, Malesia, Thailandia, Giava, Turchia, Grecia. Le più antiche ombre risalgono ai primi del ‘900, e le più recenti sono della seconda metà dello stesso secolo. Si fa notare che il teatro delle ombre si è affermato inizialmente in Cina, dove è documentato a partire dalla dinastia Sung (960-1279): di lì si è propagato in altri Paesi orientali.

Le ombre cinesi sono in carta pergamena traforata e colorata, ed hanno un’altezza che va dai 30 ai 60 cm.: hanno vari snodi  ed una “bacchetta della vita” fissata al colletto. Le sagome indiane sono molto grandi, tanto da superare a volte la figura umana: la loro altezza va dai cm. 120 ai 180. Sono in pelle di daino o di capra, resa trasparente e colorata soprattutto in rosso: la sottile canna che le sorregge è in palma di dattero.

Le ombre thailandesi sono in pelle leggermente trasparente, quasi sempre rossa o grigia, non sono articolate, ma appaiono piuttosto come quadri traforati che i danzatori sostengono sopra la testa sorreggendoli dal basso. Hanno una altezza che, assieme al bastone,  supera il metro e mezzo, ed una larghezza di oltre 1 metro e 20 cm.. Vi sono anche sagome thailandesi più piccole (circa 60 cm. di altezza), vivacemente colorate, traforate e trasparenti.

 Le sagome malesi sono in pelle di vacca o di capra colorata, ma non sono trasparenti. Alcuni personaggi aprono e chiudono la bocca e sono alti circa 50 cm.. Tra questi è da notare l’ombra di una figura con clava del Kelentan, di pelle spessa dipinta in giallo e verde, ed un’ombra Wayang Kulit della stessa regione, con il corpo dorato dagli arti sottilissimi, percorso fin dalla nuca da  una bacchetta in osso modellata, nonché  l’abito variopinto traforato.

 La sezione più consistente è quella delle ombre giavanesi, che si ripartiscono in Wayang Kulit (in pelle) e Wayang Kelitit (in legno). Le Wayang Kulit sono ritagliate da un solo pezzo di pelle e sostenute da una bacchetta di legno o di corno di bufalo. Le gambe, come atrofizzate, scompaiono nel costume, mentre le braccia, smisuratamente lunghe, sono articolate alle spalle e ai gomiti. In questa sezione è da notare una sagoma a forma di foglia triangolare (Gunungan), dipinta da ambo i lati con un albero della vita che verso il basso si va trasformando in un tempio a colonne. Con l’asta è alta circa 1 metro, e veniva utilizzata come siparietto in particolari momenti dello spettacolo.

 Le ombre balinesi non sono slanciate come quelle giavanesi, e quasi potrebbero essere racchiuse in un rettangolo. Spiccano per vivacità espressiva due figure maschili  con turbante, dell’altezza di circa 40 cm., dotate di  bastone di osso.

Per quanto riguarda la Turchia, abbiamo vari esempi di sagome di Karaghioz, il tipico personaggio con l’occhio nero (come è significato dal suo nome), nato, sembra anteriormente al XVI secolo, un antenato del nostro Pulcinella. Le sagome sono alte circa 30 cm. e la loro particolarità è che la bacchetta che le muove è fissata in un punto qualsiasi del tronco o della testa.

Molte di queste ombre furono esposte da Maria Signorelli nella mostra Il teatro delle ombre, da lei curata per il Comune di Carpi nel 1983 (catalogo pubblicato come n. 5 dei “Quaderni del Centro di documentazione arti contemporanee” del Comune di Carpi).

 

 
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