Collezione Maria Signorelli, burattini italiani del XIX e XX secolo, testo

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Ancorché la diffusione ne sia accertata sin dal secolo XVI, la grande popolarità del teatro di burattini nell’Ottocento è attestata da un notevole numero di testimonianze, sia visive 

(si pensi alle litografie di Bartolomeo Pinelli e alle incisioni a colori del Dura), sia letterarie (da D’Azeglio a Belli, a Stendhal, Andersen  e Gregorovius, ecc.).

 

A differenza del teatro di marionette, quello dei burattini era rivolto al popolo, ed agiva nelle piazze, dove veniva innalzata la cosiddetta “baracca”, o il “casotto”, dei burattini.  

Questo teatro riprendeva spesso i canovacci della commedia dell’arte e la possibilità di improvvisare consentiva ai migliori burattinai di trasmettere coi loro spettacoli notizie raccolte in vari luoghi, nonché talora di criticare le istituzioni politiche e militari. 

Non a caso un giornale comico-satirico fondato a Roma verso la metà del secolo XIX, era stato chiamato “Il Casotto dei burattini”, ed aveva come motto: “Chi si sente scottar ritiri il piede”. 

Nel Fondo Signorelli  si conservano  almeno centocinquanta esemplari di varie provenienze, alti tra i cm. 50 e i 60, con mani e teste di legno finemente scolpite, alcuni con occhi di vetro e copricapo ed  abiti riccamente decorati, altri di fattura più schematica. Spiccano una trentina di burattini del bolognese  Emilio Frabboni (1880-1952), con teste splendide e vestiti molto ben conservati: rappresentano diverse maschere, da Fagiolino a Balanzone, Brighella e Sganapino

Da notare ancora alcuni esemplari (con siparietti e manifesti) appartenuti alla grande famiglia di burattinai Campogalliani (la cui attività ha abbracciato circa 200 anni), e in particolare ad Ugo (1864-1943). 

Ma si notano anche il bel Guerriero di Emilio Preti (1845-1914), ed in ambito modenese una serie completa  di burattini-giocattolo (Sandrone, Fagiolino, Brighella, Tartaglia, Sganapino, il dottor Balanzone, il Re, la Vecchia, il Giovane, la Morte, il Mago, il Diavolo e il Nobile), di circa cm. 40 di altezza, provenienti dal bolognese Luciano Bettini, e destinata ad un bambino come regalo di prima comunione. 

Del veneziano Emilio Zago (1852-1929) si conservano numerosi burattini, che risaltano per la fisionomia straordinariamente vivida , oltre che per gli abiti ideati con fedeltà storica e ricchezza di dettagli. 

Uno degli esemplari più preziosi è il Pulcinella (cm. 40), arma di battaglia di Ghetanaccio (Gaetano Santangelo, 1782-1832), il più famoso burattinaio romano dell’Ottocento, più volte finito in prigione per le sue satire contro il governo pontificio. Il suo “casotto”, che lui stesso portava sulle spalle, fu ritratto anche da Pinelli, mentre alcuni episodi della sua vita furono mordacemente descritti, tra gli altri, dai poeti Belli e Zanazzo. 

Su Ghetanaccio Maria Signorelli scrisse una monografia, pubblicata nel 1960 dall’editore padovano Amicucci.

Appartengono a questa sezione anche diverse xilografie di Aristide Barilli, che ritraggono i burattini di Italo Ferrari già appartenuti a Petrolini, nonché sipari (come quello di un teatrino bolognese, dipinto ad olio e rappresentante la quadriga delle maschere, di cm. 160 x 113), locandine, fotografie dei primi dell’Ottocento che ritraggono bambini agli spettacoli di piazza, vecchi giornali, riproduzioni fotografiche di esemplari storici o di opere di grandi artisti che hanno immortalato scene di questo popolare tipo di  teatro.

 

 

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